domenica 22 gennaio 2012

La prima volta che ho avuto 30 anni...

Alle elementari lessi un libro intitolato allo stesso modo, solo che gli "anni" erano 16, e non 30 come i miei. Specifico: quasi 30, visto che manca ancora più di una settimana all'ultimo giorno del mese. 

Insomma, il virus intestinale sta mietendo vittime, e mi ha costretta ad un fine settimana di reclusione. Per fortuna, essendo io di tempra forte, la mia degenza è durata poco meno di 48 ore, e adesso sono già in fase convalescenziale.  Ergo, mi ritrovo nella situazione in cui sono abbastanza forte da stare in piedi, e abbastanza debole per evitare tutte le mansioni stancanti o stressanti da un punto di vista fisico e mentale. Non resisto più al letto, ho recuperato tutto il sonno, e tuttavia mantengo uno stato oniroide che affolla la mia mente di pensieri... 
E, grazie a questo stato oniroide, eccomi qui a fare un piccolo sunto della mia vita.  
Negli scout si dice "fare il punto della strada": è una verifica della situazione attuale, per valutare cosa si è fatto, cosa si vorrebbe fare, cosa si vorrebbe migliorare ancora. Ogni tanto, si ha bisogno di un check-up, a mio avviso, e, poichè finora la maggior parte dei check-up me li hanno fatti gli altri, questo mio personale mi serve anche per mandarli ufficialmente all'altro paese!

Andarsene di casa a 19 anni non serve a niente, se ti rinchiudono in un collegio e se ti legano a doppio filo ad una dipendenza economica e psicologica. 
La mia famiglia non mi ha mai fatto mancare niente (so che questa frase  è in contraddizione con la precedente, è una cosa voluta), tranne una cosa per me fondamentale: il rispetto. Rispetto della mia libertà, dei miei interessi, delle mie amicizie, del mio modo di esprimermi. Ed io, da figlia maggiore, ho vissuto tutto questo con il classico invischiamento emotivo di chi non ne è consapevole. 
Volevo fuggire e apparentemente l'ho fatto, tuttavia non ancora mi liberavo dai legami emotivi, e quelli ti manipolano più dei ricatti concreti. 
Insomma, a 21 anni mia madre ha avuto una brutta malattia, e io sono tornata a casa nella mia mansione di pilastro portante.  Inutile rimarcare i sentimenti di umiliazione, vergogna per il fallimento della presa di indipendenza, e rabbia che ho vissuto. 
Quel periodo me lo ricordo pieno di rabbia e lacrime. Ho abbassato la testa e mi sono buttata nello giostrare   il ménage familiare.  Ho fatto ciò che ho sempre fatto, in maniera silente: ho portato avanti la casa e la famiglia, e mi scuserete se avrò fatto pure la bella vita in discoteca, uscendo 4 sere su 7 e tornando puntualmente a orari mattutini!
Non volevo sentire nessuno, e meno di tutto domande sul perchè avessi mollato l'università. Mi ritrovavo per terra in tutto e per tutto. Mi avevano smontato anche il corso per la gestione bar che avevo fatto all'AIBES di Milano, comprensivo di un mese di stage. Al villaggio volevano che rimanessi, ma niente! Lo stage è finito, si torna a casa! 
Tutto questo per quale motivo? Sei sprecata per questo lavoro! E' stato un continuum, durante tutta la mia vita, il sentirmi dire: "sei sprecata per questo, sei sprecata per quello, avresti potuto fare questo, avresti potuto fare quello...."...per concludere con la frase che preferisco in assoluto, e che credo mi abbia traumatizzata già ai tempi delle elementari: << Hai fatto esattamente il tuo dovere!>> . 
Una volta eravamo ad educazione tecnica, facevo la terza media, e la prof. ci spiegò brevemente (come la si può far intuire ad un ragazzino) la differenza di percezione emotiva che un bambino può avere se riporta un buon voto da scuola e la mamma gli dice :<<Bravo!>> e lo premia da quella che ha se la reazione è quella precedentemente citata come "preferita". 
In psicologia,  un feedback del genere, viene detto "rinforzo", e fa parte della teoria del condizionamento operante di Skinner.

Insomma...ho toccato il fondo del bicchiere e ne sono risalita. Mi sono iscritta alla facoltà di Psicologia a 24 anni, e durante il corso di laurea triennale mi sono fatta pure un Master biennale in Mediazione Familiare e ho concluso il percorso formativo da Terapista Cranio-Sacrale. Sono tornata a vivere sotto il tetto familiare, ma me ne sono allontanata psicologicamente. 
Ho imparato a vedere le diverse dinamiche collusive e invischianti e i rispettivi conflitti irrisolti di tutto il mi parentado di primo grado. Rispondo alle provocazioni con una freddezza calcolata che sa di glaciale, e allargo il mio giro di interessi e di amicizie in modo autonomo e indipendente. 
Se in casa dà fastidio il mio modo di ridere o di esprimermi, poco male. Ho imparato che appena metto il naso fuori dalla porta, c'è una miriade di gente che mi apprezza per quello che sono. 
Sono una persona schietta, parlo avanti e in maniera chiara, e ho una mimica molto eloquente. Non bisogna impegnarsi più di tanto per valutare il mio stato d'animo. Per lo meno, i miei amici riescono molto bene nell'impresa. 

Nel mio passato ci sono molte nuvole nere, ma sono, appunto, nel mio passato. Ho imparato ad essere quella che sono anche grazie ad esso, e grazie alle persone che mi hanno creato difficoltà.  
Ho imparato a perdonare, ma anche a combattere e a sapermi difendere.  
Ho fatto un taglio di amicizie e conoscenze negli ultimi 3 anni che è stato a dir poco rivoluzionario.Ho scoperto, col senno di poi, tante ipocrisie e doppie facce che nemmeno mi ricorderei, ad elencarle tutte, e che per quanto mi riguarda sono talmente assurde mancano totalmente di sfiorare anche solo la superficie della mia fantasia. Eppure, il mondo è fatto in un certo modo, e se si vuole vivere bene, bisogna farsi furbi. Quindi, ho imparato ad essere sempre solare e sorridente, cordiale, educata, e con quel pizzico di formalità che ti permette di avere un buon rapporto con tutti, ma senza servilismi o accondiscendenze di sorta. Con me poche chiacchiere, patti chiari, e amicizia lunga. Il periodo della CARITAS è passato, e di questo periodo ben siamo consapevoli io e l'unica amica d'infanzia che mi è rimasta. 
Stop alla sindrome da accudimento, go to easy-life!  E poco importa andare contro i canoni educativi e culturali del posto. 

Negli ultimi anni ho viaggiato e visitato posti che desideravo vedere da anni, e ho conosciuto persone piacevoli e affidabili, e altre piacevoli ma meno affidabili. Ho imparato ad affidarmi, ma senza dipendere dagli altri, e ne ho tratto grandi vantaggi. E posso dire, senza false modestie, di essere una presenza importante nella vita di molte persone. Amo conversare e confrontarmi, mi piacciono le persone che hanno più di un colore, e che come me vogliono ampliare sempre di più il loro spettro cromatico. 
Sono un lupo solitario ben integrato nella società. Il mio filtro è diventato permeabile, e ho imparato, grazie anche ai feedback di alcuni "compagni di viaggio", a fidarmi del mio istinto e a gestirlo funzionalmente al mio operato concreto.

Mi ritrovo a 30 anni con una consapevolezza e una gioia di vivere tutte particolari, difficili da spiegare. So che c'è ancora molto da imparare e da scoprire, e per adesso ho un sogno particolare da realizzare, ma quello, non lo scriverò per scaramanzia.  
Ringrazio tutte le persone che mi hanno accompagnata nel viaggio della mia vita, fino a qui, e ringrazio tutte le cose belle e le cose brutte che hanno lasciato il loro segno. 
Mi sento più giovane e vitale adesso di quanto non fossi 5 anni fa, e sono pronta a continuare così, anzi, a fare sempre meglio. 
Mi sono liberata di certi pesi che mi opprimevano, ho imparato a riconoscere le bestie, e adesso so come lasciarmi scivolare addosso certe provocazioni. 
Ho imparato cosa voglia dire "living no-stress", che è tutt'altro che stare nell'ozio tutto il giorno. So prendermi i miei tempi. So ascoltare le esigenze del mio corpo. 

Insomma... adesso mi dico io le cose che prima mi dicevano i miei amici. Del resto, finora non si può dire che io non abbia fatto tante e diverse esperienze!
Sicuramente ci sarà qualcuno che dirà che, nonostante tutto questo fare, non ho concluso nulla. E' quello che mi continuano a ripetere tutti i giorni dentro le mura domestiche, e fa parte di un determinato background educazionale e culturale.  A questo rispondo che sono fiera e felice di non aver ancora concluso nulla, perchè vuol dire che c'è ancora tanto da vivere, da esperire, da cambiare, da imparare. 
Sono stanca delle persone che pensano che arrivate ad una certa età sia ormai troppo tardi per fare certe cose. E' vero che bisogna rispettare i propri tempi biologici e i ritmi naturali, è vero che non si può avere un figlio a 50-60 anni (è semplicemente contro natura), ma è anche vero che non è mai troppo tardi per rimettersi in gioco spiritualmente, caratterialmente, ed emotivamente. La vita è un continuo movimento e cambiamento, quindi, che senso ha raggiungere un obiettivo per poi fermarsi? E se l'obiettivo fosse semplicemente "vivere"?

E perdonatemi, se tutto questo sembra semplicemente un cotonarsi l'ego a dismisura! 

....Ci ho messo un pomeriggio a scrivere tutto, avevo scattato delle foto al bellissimo cielo serale che ha accompagnato le mie riflessioni, e concludo con le immagini immortalate grazie allo spettacolo che la natura offre sempre a tutti, rendendoci partecipi dell'immensa beltà dell'universo in cui viviamo.
 La prima stella della sera...












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